Carpe diem (Orazio)

 

Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum, sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Orazio

Traduzione:

Tu non cercare, non è dato saperlo, quale a me, quale a te termine ultimo gli dei abbiano dato, Leucono, e non tentare i calcoli babilonesi. Quant’è meglio sopportare tutto ciò che accadrà, quale che esso sia! Sia che Giove abbia assegnato molti inverni, sia che (abbia assegnato) come ultimo (inverno) questo che ora fiacca contro le opposte scogliere il mar Tirreno: sii saggia, filtra i vini e, poiché il Tempo è breve, riduci la luna speranza. Mentre parliamo, il Tempo invidioso sarà già fuggito: cogli l’attimo il meno possibile fiduciosa nel domani.

Note:

Orazio, in tale lirica, incita ad evitare di scoprire cosa riservi il futuro: "non è dato". Per il poeta è necessario saper vivere ogni giorno, in serenità e senza allusioni al domani.
Orazio altresì invita ad essere liberi dall’ assillo del trascorrere del tempo, così da affrontare la vita in piena serenità. Inutile concentrarsi in calcoli delle "tavole babilonesi", o nella consultazione degli astri: "non t’è dato, Leuconoe, quale a me destino, quale a te sia stato imposto dagli dei".
L’unica soluzione da accettare è saper vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, e cogliere ogni attimo con serenità e leggerezza. La lirica è una chiara espressione della saggezza di Orazio, saggezza nata dalle esperienze di vita del poeta stesso. Il tempo trascorre inesorabile: "mentre parliamo, l’ora è già scorsa rapida". Orazio fa un invito: cogliere l’attimo senza pensare al futuro. Quello che conta nella vita sono le piccole gioie: da assaporare e vivere come gocce di preziosa essenza. In questa lirica, il Nostro, mesce diversi temi, da quello della morte, a quello della conversazione con la donna.
Il poeta insegna a vivere tenendo d’occhio l’equilibrio interiore, poiché l’eternità non è data. Da un punto di vista lirico -espressivo, il componimento ha un tono confidenziale e colloquiale. Tutto è racchiuso in immagini chiare ed eleganti. Alcuni studiosi ritengono che la famosissima ode del carpe diem, sia stata scritta da Orazio lungo le coste del Cilento, più precisamente nei pressi di Sapri.

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