Le mani delle donne che incontrammo
una volta, e nel sogno, e ne la vita:
oh quelle mani, Anima, quelle dita
che stringemmo una volta, che sfiorammo
con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!
Fredde talune, fredde come cose
morte, di gelo (tutto era perduto):
o tiepide, parean come un velluto
che vivesse, parean come le rose:
rose di qual giardino sconosciuto?
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Eros (Umberto Saba)
Sul breve palcoscenico una donna
fa, dopo il Cine, il suo numero.
Applausi, e scherno credo, ripetuti.
In piedi, del loggione in un canto, un giovinetto,
mezzo spinto all'infuori, coi severi
occhi la guarda, che ogni tratto abbassa.
È fascino? È disgusto? È l'una e l'altra
cosa? Chi sa? Forse a sua madre pensa,
pensa se questo è l'amore. I lustrini
sul gran corpo di lei, col gioco vario
delle luci l'abbagliano. E i severi
occhi riaperti, là più non li volge.
Solo ascolta la musica, leggera
musichetta da trivio, anche a me cara
talvolta, che per lui si è fatta, dentro
l'anima sua popolana ed altera,
una marcia guerriera.
Umberto Saba (1883-1957)
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Vien la mia donna (Giovan Battista Marino)
Vien la mia donna in su la notte ombrosa
qual suole apunto il mio pensier formarla
e qual col rozzo stil tento ritrarla,
ma qual mai non la vidi a me pietosa.
"Pon freno al pianto, e pace spera, e posa,
o mio fedel, che tempo è da sperarla"
sorridendo mi dice, e mentre parla
m'offre del labro l'animata rosa.
Allor la bacio: ella ribacia e sugge;
lasso, ma 'l bacio in nulla ecco si scioglie,
e con la gioia insieme il sonno fugge.
Or qual, perfido Amor, fra tante doglie
deggio attender mercé da chi mi strugge,
se i mentiti diletti anco mi toglie?
Giovan Battista Marino (1569-1625)
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Treccia riccamata di perle (Giovan Battista Marino)
Questo bel crine aurato,
prezzo del mio dolore,
ritegno del mio core,
delle lagrime mie tutto fregiato,
fu già tuo laccio, or è mio dono, Amore.
Ecco ch'io 'l bacio e godo,
e del mio ricco nodo
movo invidia agli amanti, e dico altrui:
"Vedete l'oro onde comprato io fui".
Giovan Battista Marino (1569-1625)
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Deh, Violetta, che in ombra d’amore (Dante Alighieri)
Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
negli occhi miei sì subito apparisti,
aggi pietà del cor che tu feristi,
che spera in te e disiando more.
Tu, Violetta, in forma più che umana,
foco mettesti dentro in la mia mente
col tuo piacer ch'io vidi;
poi con atto di spirito cocente
creasti speme, che in parte mi sana
la dove tu mi ridi.
Deh, non guardare perché a lei mi fidi,
ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
ché mille donne già per esser tarde
sentiron pena de l'altrui dolore.
Dante Alighieri (1265-1321)
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De gli occhi de la mia donna (Dante Alighieri)
De gli occhi de la mia donna si move
un lume sì gentil che, dove appare,
si veggion cose ch' uom non pò ritrare
per loro altezza e per lor esser nove:
e de' suoi razzi sovra 'l meo cor piove
tanta paura, che mi fa tremare
e dicer : "Qui non voglio mai tornare";
ma poscia perdo tutte le mie prove:
e tornomi colà dov'io son vinto,
riconfortando gli occhi paurusi,
che sentier prima questo gran valore.
Quando son giunto, lasso!, ed e' son chiusi;
lo disio che li mena quivi è stinto:
però proveggia a lo mio stato Amore.
Dante Alighieri (1265-1321)
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Guarda là quella vezzosa (Umberto Saba)
Guarda là quella vezzosa,
guarda là quella smorfiosa
Si restringe nelle spalle,
tiene il viso nello scialle.
O qual mai castigo ha avuto?
Nulla. Un bacio ha ricevuto.
Umberto Saba (1883-1957)
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Guarda là quella vezzosa (Umberto Saba)
Guarda là quella vezzosa,
guarda là quella smorfiosa
Si restringe nelle spalle,
tiene il viso nello scialle.
O qual mai castigo ha avuto?
Nulla. Un bacio ha ricevuto.
Umberto Saba (1883-1957)
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Quando tu sarai vecchia (William Butler Yeats)
Quando tu sarai vecchia
e grigia e sonnolenta,
Col capo tentennante accanto al fuoco,
prenditi questo libro,
E lentamente leggilo,
e sogna del tenero sguardo
Che gli occhi tuoi ebbero un tempo,
e delle loro ombre
Profonde; quanti furono a amare i tuoi attimi
Di grazia felice, e quanti amarono,
con falso o vero amore,
La tua bellezza; ma uno
solo amò l'anima peregrina
Che era in te, e il dolore
del tuo volto che muta.
Curva di fronte ai ceppi risplendenti mormora,
Con lieve tristezza,
come Amore fuggì, come percorse
Passando, i monti che
ci stanno alti sul capo,
E nascose il suo viso
fra un nuvolo di stelle.
William Butler Yeats (1865-1939)
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Gli Etruschi
