Ti mando questa mela. Se mi ami,
prendila, e dammi in cambio la tua verginità.
Ma se non vuoi, prendila ugualmente,
e pensa come è breve la stagione bella.
Platone (428-347 a.C.)
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Ti mando questa mela. Se mi ami,
prendila, e dammi in cambio la tua verginità.
Ma se non vuoi, prendila ugualmente,
e pensa come è breve la stagione bella.
Platone (428-347 a.C.)
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Rimasero talmente soli, così senza parole,
di miracolo degni per tanto disamore –
d'un fulmine in cielo, d'esser mutati in pietra.
Tirature a milioni di mitologia greca,
però non c'è salvezza né per lui né per lei.
Se ci fosse almeno qualcuno sulla porta,
qualcosa, un solo attimo, apparisse, sparisse
spassoso, triste, da ogni e nessun dove,
fonte di riso e amore.
Ma non accadrà nulla. Nessuna inattesa
inverosimiglianza. Come in un dramma borghese,
questo sarà un lasciarsi del tutto regolare,
senza neanche un apriti cielo a solennizzare.
Sullo sfondo fermo del muro,
penosi reciprocamente,
stanno di fronte allo specchio, in cui
c'è il riflesso sensato, e poi niente.
Solo il riflesso di due persone.
La materia sta bene attenta.
Per quanto lunga e larga, e alta,
in terra, in cielo e ai lati
vigila destini innati
– quasi per una cerbiatta improvvisa nella stanza
dovesse crollare l'Universo.
Wislawa Szymborska
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Sei così bella questa sera
così assurdamente felice
che dovrei osare ora, subito
farti scivolare giù la camici
larga e bianca attraverso
cui intravedo il tuo seno
e prenderti qui nel giardino,
prenderti sino al primo mattino.
Invece ci siamo appena baciati
e adesso già fuggiamo via
dicendoci solo: ci rivedremo.
Ma quando? Dove? Chi ci assicura
che tanta brama domani dura?
Giuseppe Conte (1945)