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Orme (Paolo Marenghi)

Nei miei ormai trentadue anni di vita avevo fatto di tutto, è per questo motivo che non mi scomposi più di tanto quando mi venne proposto dal basso e tarchiato prefetto di Föller un affare da non perdere.

Ero di passaggio in quel misero villaggio solo per caso, più a sud nelle terre soggette al volere dei duchi milanesi avevo avuto da ridire con persone per mia somma sfortuna molto influenti.

Giunto nelle montagne oltre il Ticino iniziai a capire che potevo mettere a riposo il mio frustino e gettare le tende, ero fuggito per tre giorni e due notti inseguito dagli sgherri del mio nemico e così non feci molto caso allo squallore del piccolo e misero villaggio, così vicino, ma allo stesso tempo così lontano dalla ricca Italia.

 

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Le stagioni nell’ antico Egitto

 Akhet (inondazione)
 1 Thot: 19 luglio-17 agosto
 2 Paophi: 18 agosto-16 settembre
 3 Athyr: 17 settembre-16 ottobre
 4 Shoiak: 17 ottobre-15 novembre
 
 Peret (germinazione-semina)
 1 Tybi: 16 novembre-15 dicembre
 2 Meshir: 16 dicembre-14 gennaio
 3 Phamenoth: 15 gennaio-13 febbraio
 4 Pharmauti: 14 febbraio-15 marzo
 
 Shemu (raccolti)
 1 Pakhons: 16 marzo-14 aprile
 2 Payni: 15 aprile-14 maggio
 3 Epiphi: 15 maggio-13 giugno
 4 Mesora: 14 giugno-13 luglio
 
 Giorni Epagomeni
 14 luglio: nascita di Osiris
 15 luglio: nascita di Horus
 16 luglio: nascita di Seth
 17 luglio: nascita di Isis
 18 luglio: nascita di Nephtys e ricomparsa di Sothis
 19 luglio: ricomparsa di Sothis (se non il 18 luglio, 70 giorni dopo la scomparsa)

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Ad amorem (Matteo Maria Boiardo)

Alto diletto che ralegri il mondo

e le tempeste e i venti fai restare,

l'erbe fiorite e fai tranquillo il mare,

ed a' mortali il cor lieto e iocondo,

se Jove su nel cielo e giù nel fondo

fecisti il crudo Dite inamorare,

se non se vide ancora contrastare

a le tue forze primo né secondo,

qual fia che or te resista, avendo apreso

foco insueto e disusato dardo

che dolcemente l'anima disface?

Con questo m'hai, Signor, già tanto inceso

per un suave e mansueto guardo

che in altra sorte vita non mi piace.


Matteo Maria Boiardo
(1441-1494)
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Le sedie dormono in piedi (Nazim Hikmet)

Le sedie dormono in piedi

anche il tavolo

il tappeto sdraiato sul dorso

ha chiuso gli arabeschi

lo specchio dorme

gli occhi delle finestre sono chiusi

il balcone dorme

con le gambe penzolanti nel vuoto

i camini sul tetto dirimpetto dormono

sui marciapiedi dormono le acacie la nuvola dorme

stringendosi al petto una stella

in casa fuori di casa dorme la luce

ma tu ti sei svegliata mia rosa

le sedie si sono svegliate

si precipitano da un angolo all'altro anche il tavolo

il tappeto si è messo a sedere

gli arabeschi hanno aperto i petali

lo specchio si è risvegliato come un lago all'aurora

le finestre hanno spalancato

immensi occhi azzurri

il balcone si è risvegliato

ha tirato su dal vuoto le gambe

i camini dirimpetto si son messi a fumare

le acacie han cominciato a chiacchierare

sui marciapiedi la nuvola si è svegliata

ha lanciato la sua stella nella nostra stanza

in casa fuori di casa la luce si è risvegliata

si è versata sui tuoi capelli

è colata tra le tue palme

ha cinto la tua vita nuda i tuoi piedi bianchi.


Nazim Hikmet
(1902-1963)
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Sotto la pioggia camminava la primavera (Nazim Hikmet)

Sotto la pioggia camminava la primavera

con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca

chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli

il mio cardiogramma era pessimo quel giorno

quel che si attende verrà in un'ora inattesa

verrà tutto da solo

senza condurre con sè

coloro che già partirono

suonavano il primo concerto di Ciajkowskj sotto la pioggia

salirai le scale senza di me

un garofano sta all'ultimo piano della casa al balcone

sotto la pioggia camminava la primavera

con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca

ti sei seduta di fronte a me non mi vedi

sorridi a una tristezza che fuma lontano

la primavera ti porta via da me ti conduce altrove

e un giorno non tornerai più ti perderai nella pioggia.


Nazim Hikmet
(1902-1963)
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Ciò che ho scritto di noi (Nazim Hikmet)

Ciò che ho scritto

di noi è tutta una bugia

è la mia nostalgia

cresciuta sul ramo inaccessibile

è la mia sete

tirata su dal pozzo

dei miei sogni

è il disegno

tracciato su un

raggio di sole

ciò che ho scritto

di noi è tutta verità

è la tua grazia

cesta colma di frutti rovesciata sull'erba

è la tua assenza

quando divento l'ultima

luce all'ultimo angolo della via

è la mia gelosia

quando corro di notte fra i

treni con gli occhi bendati

è la mia felicità

fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia

ciò che ho scritto di noi è tutta verità.


Nazim Hikmet

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Anche questa mattina (Nazim Hikmet)

Anche questa mattina mi sono svegliato

e il muro la coperta i vetri la plastica il legno

si son buttati addosso a me alla rinfusa

la luce d'argento annerito della lampada

mi si é buttato addosso anche un biglietto di tram

e il giallo della parete e tre righe di scritto

e la camera d'albergo e questo paese nemico

la metà del sogno caduta da questo lato s'è spenta

mi si è buttata addosso la fronte bianca del tempo

i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto

la nostra separazione e quello che siamo

mi sono svegliato anche questa mattina

e ti amo.


Nazim Hikmet

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