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Da una legge sacra di Cirene appare che la parola Kolossos significava "statuetta aniconica di argilla, legno o cera rappresentante la copia di un individuo, maschio o femmina". Il vocabolo appartenente ad una lingua pre-greca di ceppo asiatico, significò, ancora in età pre-ellenica, non solo, statuetta di valore magico, ma statua vera e propria. Con tale significato, fu acquisito dal dialetto dorico, quando i Dori colonizzarono le isole e l’Asia Minore. Per tale ragione troviamo attribuito questo termine alla statua gigantesca di Helios che la città dorica di Rodi innalzò in ricordo della vittoriosa resistenza all’assedio di Demetrio Poliorcete.La statua venne costruita da Chares di Lindo, scolaro di Lisippo. Dopo che venne eretta il vocabolo kolossos indicò solo le statue di grandissime dimensioni ed essa venne annoverata tra le sette meraviglie del mondo antico. L’iscrizione a dedica è conservata nelle fonti scritte e forse si può ricostruire l’epigramma dell’artista. La costruzione dell’opera durò 12 anni, sicchè si può pensare che l’opera fu eretta nel 290 a.C. a Helios. Pare che essa fu elevata sotto Seleuco Nicatore, data che non sposta tale cronologia.
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Ci è stato tramandato che Traiano, trovandosi sul letto di morte, abbia deciso di adottare come figlio Adriano. Nessuna prova però ci è giunta a confutare questo fatto. Alcuni pensano che sia stata Plotina, moglie dell’imperatore, a simulare quest’ adozione per il grande affetto che nutriva per Adriano.Nel 98 era stato Adriano a portare a Traiano nella Germania superiore la notizia della morte di Nerva; poco tempo dopo aveva stretto i legami di parentela con l’imperatore sposandone una pronipote, Sabina; lo aveva accompagnato nella prima e nella Seconda guerra contro i Daci e in quest’ultima si era tanto distinto da meritarsi un dono di grande valore e di altissimo significato: l’anello prezioso che Traiano aveva ricevuto da Serva il giorno dell’adozione.