Enomao

Re di Pisa, nell'Elide, e padre d'Ippodamia, avendo appreso
dall'oracolo che sarebbe stato ucciso dal genero, a tutti gli aspiranti
alla mano della figlia imponeva come condizione di misurarsi prima con
lui nella corsa delle bighe, nella quale, sotto la guida del celebre
auriga Mirtilo, si riteneva invincibile.

Inoltre, egli aveva
l'accortezza di far sedere sulla biga di ciascun concorrente la figlia
Ippodamia, bellissima calcolando sulla distrazione che la vicinanza
della fanciulla non avrebbe certo mancato di causare al candidato alla
mano di lei.
Chi fosse stato Superato, sarebbe stato ucciso. Ben
quindici pretendenti avevano tentato inutilmente la prova, ed avevano
pagato a ben caro prezzo la propria temerità. Pèlone ultimo arrivato non
si lasciò intimorire alla sorte dei suoi predecessori; ma cominciò a
corrompere, con larghissime promesse, l'auriga Mirtilo, il quale
preparò la biga di Enomao in modo che, durante la corsa, si rompesse in
due pezzi, come accadde infatti: ed Enomao, così, piombato a terra, fu
travolto dai cavalli imbizzarriti per l'incidente imprevisto, e mori,
mentre Pelope si ebbe in moglie Ippodamia.

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