Gelosia (Giovan Battista Marino)

Vecchio importuno, che 'l rozzo labbro irsuto

sporgi al labbro di lei, ch'io prego invano,

onde con Citerea sembri Vulcano,

ed ella par Proserpina con Pluto,

e mentre curvo e pallido e barbuto

accosti al bianco sen la rozza mano,

passero insieme e cigno, ascondi insano

giovinetto pensiero in pel canuto,

fuggi, ah fuggi meschin, né tanto possa

quel desir, che t'innebria i sensi sciocchi

e che t'empie d'ardor le gelid'ossa.

Sai ch'alberga la morte in que' begli occhi,

e tu che 'l piè su l'orlo hai dela fossa,

in vece di fuggir, la stringi e tocchi.

Giovan Battista Marino

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