ricondotto a quello dei pittori primitivi. E del 1910 un
articolo di soffici che Calvesi cita per indicare
l'interesse di De Chirico per i pittori primitivi,
riguardo l'uso che questi fecero della prospettiva
psicologica, anzichè di quella geometrica. In Gallery sono presenti una ventina di immagini di dipinti dell'artista.
Giorgio De Chirico
                nasce a Volos , in Tessaglia (Grecia) il 10
                luglio 1888. Il padre Evaristo ,
                originario di Palermo con la sua presenza forte e
                distaccata lascerà un 'impronta notevole insieme
                alla madre su entrambi i fratelli Giorgio e
                Andrea (quest'ultimo in arte Alberto Savinio). Da giovanissimo
                studiava privatamente con il disegnatore greco
                Marrudis, poi con Barbieri e lo svizzero Filleron. In
                seguito studierà ancora disegno per 4 anni al
                politecnico di Atene, per poi frequentare un
                corso di pittura con il ritrattista Jacobidis,
                proveniente dall'accademia di Monaco. Aveva 16 anni quando
                gli morì il padre. Così, la famiglia De Chirico
                resterà ancora per poco in Grecia, poi , nel
                1905 tornerà in Italia per stabilirsi a Firenze. Nel
                capoluogo toscano trascorre un 'intero anno
                precisamente il periodo tra l'estate 1906 e
                l'autunno 1907. E' durante questo soggiorno che De
                Chirico venne a contatto (frequentando
                assiduamente i musei) con la pittura di Bocklin e
                Klinger, e con l'opera letteraria di Papini,
                Nietzche e Shopenhauer.
A Firenze, dunque, nacque il
        suo interesse per la cultura tedesca e il desiderio di
        raggiungere Monaco. Il secondo soggiorno fiorentino fu
        determinante, e alla luce delle esperienze passate,
        delineò in maniera decisiva i suoi orientamenti
        culturali. E' dell'estate del 1906 un
        breve viaggio a Milano, dove conosce Segantini e Previati. Al
        suo ritorno, benchè ancora attirato dalla grande arte
        dei musei fiorentini, non è persuaso dal valore
        scolastico dell'accademia di belle arti, così, a 18 anni
        parte nuovamente per Monaco, facendo tappa a Venezia,
        visitando chiese e musei. In Germania giunge nel 1906 e
        dividerà le sue giornate tra lo studio sistematico
        dell'accademia e lo studio della pittura antica nelle
        pinacoteche della capitale bavarese.
La molteplicità degli
        spostamenti avrà una forte influenza sul temperamento di
        De Chirico, rendendolo quasi sempre incline a frequenti
        disturbi psicofisici. Sempre in Germania avrà
        modo di verificare gli interessi a lui consoni per i vari
        filosofi e per la mitologia greca. Approfondirà l'opera
        di Bocklin anche attraverso un album di calcografie:
        immagini che saranno ricorrenti nella sua opera. Di Nietzsche lo colpisce
        il concetto del superuomo, il valore e il potere della
        sorpresa trasmessa dall'opera d'arte, l'angoscia del
        labirinto, l'enigma, il significato della "stimmung",
        che De Chirico interpreta come "atmosfera nel senso
        morale". Da Shopenhauer individua
        il valore dell'originalità, il senso della rivelazione
        delle apparizioni, la meditazione esistenziale.Mentre da
        Weininger valuta il senso trascendentale, la psicologia e
        la definizione della "Metafisica" dopo la
        lettura del "Saggio intorno alle cose supreme". Nell'estate del 1909
        arriva a Milano, dove dipinge opere caratterizzate da una
        notevole impronta bockliniana.I temi preferiti sono le
        scogliere,città alte sul mare, lotte di centauri e
        vedute di tono romantico.
E' di questo periodo
        l'autoritratto che si staglia su un cielo verde, e
        l'epigrafe nietzchana : "Et quid amabo nisi quod
        rerum enigma est" che risulta essere tra le prime
        opere con doppia datazione, un problema questo poi
        risolto dal Soby, il quale ha motivato le varie
        datazioni anteriori, con l'intenzione del pittore di
        dimostrare l'originarietà della sua vocazione metafisica.
Nei primi mesi del 1910 De
        Chirico torna con la madre a Firenze dove si fermerà per
        circa un anno. La solitudine,una forte depressione ed
        altri problemi di salute, avranno paradossalmente
        un'effetto determinante per la sua arte.Il quel periodo
        rilesse l'opera di Nietzche,nella quale, trovava "cose
        strane e sconosciute che possono essere trascritte in
        pittura".
Così De Chirico
                dipinge la prima opera "Metafisica" :
                "Enigma di un pomeriggio d'autunno".
                Successivamente altre importanti opere del
                periodo: "Enigma dell'oracolo" che
                saranno poi esposte a Parigi nel 1912. Quindi
                "Enigma dell'ora", "La stanchezza
                dell'infinito", Mistero e Malinconia di una
                strada". Il periodo stilistico è sarà
                quello delle ben note piazze d'italia, delle
                torri , degli opifici e delle statue che si
                stagliano su un cielo verde.Opere cosiddette
                enigmatiche,caratterizzate da un'atmosfera di
                assoluta immobilità e silenzio; che saranno
                fondamentali per la successiva nascita del
                surrealismo.
A Parigi conosce
        Apollinaire , nella primavera espone al Salon des Indépendant,
        mentre ad ottobre espone una trentina di opere nel suo
        studio.Lo stesso Apollinaire, in una sua recensione,
        escluse qualsiasi dipendenza di De Chirico dall'arte
        precedente, e sottolineò l'importanza del suo nuovo modo
        di fare arte, che sebbene distante dagli orientamenti
        delle eltre avanguardie storiche, rappresentava una novità
        riguardo i contenuti e la tecnica d'esecuzione, ancorata
        alla tradizione. Di questo periodo sono: "L'incertezza
        del poeta" , 1913,"La Gare Montparnasse", 1914,
        "Canto d'amore", 1914 "Il cattivo genio di
        un re" 1914.
Nel 1915 rientra in Italia. Allo
        scoppio della grande guerra De Chirico fu destinato a
        Ferrara, dove conosce Carrà, il quale condivide
        apertamente la sua arte.Proprio dall'interesse di Carrà
        nacque la cosiddetta "scuola
        metafisica" , caratterizzata da un libero e fantasioso
        recupero della tradizione, nonchè dalla rappresentazione
        pittorica di concetti e impliciti nella scrittura. Si
        trattava di una corrente stilistica direttamente ancorata
        alla pittura di Giorgio De Chirico. Al soggiorno ferrarese
        risalgono alcuni importanti capolavori dell'arte
        dechirichiana : "Ettore e Andromaca"-1917 e
        "Le Muse inquietanti" -1918
Sempre a Ferrara inizia il periodo stilistico degli
        interni
        metafisici. Pittura
        d'ambiente, caratterizzata dalla rappresentazione
        pittorica di una molteplicità di oggetti e suppellettili. Scatole,
        biscotti, termometri, cubi, giocattoli vari, manichini,
        squadre da disegno, carte geografiche, mobili, una
        moltitudine di oggetti immersi un'atmosfera carica di
        immobilità e silenzio. Tipiche opere metafisiche del
        periodo sono: Malinconia della partenza" 1916 ,"Interno
        metafisico", 1916, "Il sogno di Tobia", 1917.
Nel 1919 De Chirico si
        trasferì a Roma, ed avviò un programma terorico che si
        concretizzò sulle pagine della rivista "Valori Plastici", che si protrae fino al 1922. La
        rivista (alla quale contribuì anche Carrà) è l'organo
        delle ricerche più innovative. Si recensiscono le opere
        di Malevic, Tatlin. Grosz, oltre naturalmente alle opere
        di Picasso , Kandinsky ed altri grandi maestri delle
        avanguardie.
Per Valori Plastici De
        Chirico firma numerosi articoli riguardo tematiche etiche
        ed estetiche dell'arte.Articoli che si trovano in
        sintonia con il "Richiamo all'ordine"
        teorizzato dal francese Cocteau.La rivista ospiterà
        articoli e lettere , talvolta contrastanti di molti
        intellettuali dell'epoca: Venturi, Carrà, Bontempelli,
        Sarfatti.
Anche all'estero la
        rivista ebbe alcuni riconoscimenti : nel 1921, infatti a
        Berlino una mostra alla galleria nazionale si intitola
        proprio :"Valori
        Plastici".
        E' un momento positivo riguardo la critica d'arte , così
        come accade in alcune mostre a Parigi dello stesso
        periodo.Giudizi entusiasti che però si contrappongono ad
        una serie di stroncature negli ambienti nazionali, alle
        quali seguono dei dissidi tra i sostenitori della pittura
        metafisica, e dello stesso De Chirico con Carrà.
Da quel mometo in poi ,
        L'arte di De Chirico si rifà ai grandi maestri della
        pittura(Tiziano,Raffaello,Courbet). Finisce il periodo
        metafisico ed inizia quello delle vedute romane realistiche , delle nature morte, e di alcuni
        saltuari rifacimenti di tematiche legate alla mitologia
        greca.
L'ultimo periodo
        dechirichiano si appunta sulla ripetizione di temi già
        affrontati negli anni passati.Una cosiddetta "ripetizione
        differente" che consiste nel replicare le piazze, gli
        opifici, le torri, etc. Opere di dimensioni minori,
        caratterizzate da una tecnica d'esecuzione molto accurata
        e dettagliata, quasi seriale riguardo alcune repliche, ma
        tuttavia non priva di novità. Nasce , infatti, nella fase
        finale la serie dei "Bagni misteriosi". Il concetto di "ripetizione
        differente" inoltre rappresenterà un punto in comune
        con molti altri artisti a tal punto da essere considerato
        una delle caratteristiche ricorrenti dell'arte
        contemporanea.
        ARTE METAFISICA – Stile e
        percezione visiva
        Le prime
        opere di De Chirico sono caratterizzate da una notevole
        impronta Bockliniana. All'epoca (1908) molti pittori sono
        orientati verso le analisi dei meccanismi della
        percezione, sulle proprietà dei colori e della forma. L'
        arte di De Chirico, invece, sin dalle prime battute ha
        connotazioni "originarie", un'arte che era
        contrapposta al versante parallelo quello dell' "originalità". Per
        la critica, arte
        originaria significa
        arte rivolta alla valutazione dei canoni compositivi
        tradizionali. Questa caratteristica resterà costante per
        tutta la lunga ricerca del pittore.Riguardo i temi
        affrontati, si tratta di un riflesso di una cultura
        personale che deriva dal suo luogho di nascita :la Grecia
        e la Tessaglia.
Questa
        prima fase è caratterizzata da opere di una vivace
        cromia, sostenute da linee nere. Specie nella
        ritrattistica.I critici Barilli e Calvesi riconducono
        questi connotati stilistitici alla ritrattistica del
        Costetti, il quale affidava al contorno un ruolo assai
        marcato, di rinforzo al sintetismo plastico del colore.Altra
        influenza è quella di Gauguin, le cui opere possiedono
        una notevole efficacia espressiva tramite profili marcati
        e colore articolato per piani.
La prima opera "Metafisica"
        è "Enigma
        di un pomeriggio d'autunno", del 1910. L'opera nacque da una "visione"
        che De Chirico ebbe un pomeriggio seduto in piazza S.
        Croce a Firenze. Si trovava in un particolare stato
        emotivo, collegato ai suoi precedenti stati precari di
        salute. L'opera segna l'inizio di uno stile che avrà
        grande influenza nell'arte contemporanea. Le
        caratteristiche dell'opera sono le seguenti: interesse
        per gli assetti geometrici, per la forma intesa come
        coerente definizione plastica delle cose, per la solidità
        e la monumentalità come indice di armonia e stabilità,
        elevato contenuto espressivo che ha come risultato il
        controllo visivo dello spettatore. 
Tali opere sono costituite
        da immagini "permanenti" in uno spazio che non
        implica una sincronica componente temporale, poichè ogni
        elemento cella composizione può essere considerato un
        elemento a se stante. Il risultato è che lo spettatore ,
        attraverso precise reazioni percettive, può ritrovare le
        stesse identiche reazioni emotive di chi ha prodotto
        l'opera. 
In base a questo, una
        parte della critica ha rivolto gli studi in direzione
        delle teorie della percezione e del purovisibilismo, in
        quanto ci si trova di fronte a opere la cui struttura è
        in grado di proiettare nel fruitore reazioni mentali
        precisamente definite.
Ad ogni elemento
        dell'opera di De Chirico è attribuito un valore
        percettivo indipendente, come isolato dallo spazio
        circostante. Cosicchè, ogni parte della composizione
        diventa un tratto motivato e voluto per una simbolica
        nuova che riconduce ai soli oggetti dell'opera e non a
        precisi codici esterni.
Lo SPAZIO nell'opera di De Chirico è stato
        ricondotto a quello dei pittori primitivi. E del 1910 un
        articolo di soffici che Calvesi cita per indicare
        l'interesse di De Chirico per i pittori primitivi,
        riguardo l'uso che questi fecero della prospettiva
        psicologica, anzichè di quella geometrica. Per Giotto lo
        spazio era il piano trasparente da cui osservare il
        mondo, peraltro disposto come all'interno di un cubo. Più
        tipi di spazialità, che non sono la riduzione dello
        spazio totale dell'universo, ma che convivono in uno
        spazio unitario.
Lo spazio psicologico,
        quindi, ha avuto un ruolo fondamentale per la i critici
        orientati verso le teorie della percezione, soprattutto Arnheim, sulla scorta di Ames.
        Quest'ultimo dimostrò l'esistenza di alcune discrepanze
        tra spazio fisico e spazio psicologico. Arnheim ne trasse
        il celebre saggio sull'opera "Mistero e Malinconia
        di una strada" del 1914.