Guglielmo Tell

La figura di Guglielmo Tell, il celebre eroe svizzero, è circondata di variegate illazioni e chiacchiere in cui si sono cimentati per secoli storici e studiosi anche convinti, ma alla fine si è giunti alla giusta conclusione che si tratta di una bella leggenda. Non esistono infatti prove o documenti attendibili sulla vericidità di questo personaggio, la sua vicenda è comunque legata alla nascita della prima Confederazione Svizzera del 1° agosto 1291.

 

 

Nella piccola città di Altdorf sul lago di Lucerna, nel Cantone del Grigioni, in Svizzera, viveva Guglielmo Tell ed era molto amato. Era il miglior marinaio dei dintorni e l’arciere più abile, inoltre detestava il crudele Duca Gessler, inviato da una potenza straniera a governare e a saccheggiare il distretto.

Il coraggio di Guglielmo Tell e la sua destrezza ne avevano fatto un eroe tra la gente del luogo; per questo Gessler lo odiava e al tempo stesso lo temeva. Tell, per evitare possibili guai, si ritirò a vivere in montagna con il figlioletto che amava più di chiunque al mondo.

Ogni tanto però, doveva per forza recarsi ad Altdorf a far provviste. Durante una delle sue visite, vide che i passanti, attraversando la piazza, si inchinavano davanti a un alto palo con in cima un cappello.

"Ma che succede?" chiese ad una donna che passava di lì. "Il Duca ci ha ordinato di rendere omaggio al suo cappello, ogni volta che vi passiamo davanti"
"Che idiozia..io non mi inchinerò di certo davanti ad un cappello, men che meno davanti a quello di Gessler!", esclamò Tell e ostentatamente attraversò la piazza seguito dal figlioletto.

"Alto là!!" Con un fragore di armi, un gruppo di soldati circondò padre e figlio e li trascinò al cospetto di Gessler."Guglielmo Tell, hai trasgredito i miei ordini…per non esserti inchinato davanti al mio cappello, potrei anche gettarti nelle segrete del Castello di Kussnacht per il resto dei tuoi giorni!", tuonò il Duca.

Guglielmo, a testa alta, lo squadrò con tutta calma. Gessler schiumava di rabbia…pensando al modo di smuovere quel ribelle. "Ho sentito dire che sei il miglior arciere dei dintorni" "Oh sì!" gridò il figlioletto di Tell. "Quindi sarebbe un peccato che tu marcissi in prigione…ti farò una proposta: se riesci a centrare una mela con una freccia, dalla distanza di duecento passi, ti lascerò libero."

Guglielmo non riusciva a capire come mai Gessler gli offrisse questa opportunità di salvarsi, il colpo era difficile, ma lui era sicuro di farcela quindi accettò.
Si spostarono in un campo dove cresceva una giovane quercia e il Duca sghignazzò: "Legate il ragazzo all’albero e sistemate la mela sopra la sua testa…questo dovrebbe incoraggiare il nostro amico a tirare al meglio delle sue capacità!"
Tell era impallidito: Gessler aveva scoperto il suo punto debole, l’amore per il figlio! Cosa avrebbe dovuto fare…farsi imprigionare piuttosto che rischiare di colpire il bambino? Le mani gli tremavano…e se non fosse riuscito a tenerle ferme mentre prendeva la mira? Come poteva rischiare la vita di suo figlio, in cambio della propria libertà?
In quel momento una vocina esclamò: "Ce la farai papà, sono sicuro che ce la farai! Non preoccuparti, io non muoverò un muscolo finchè non avrai colpito la mela!"

I soldati legarono il ragazzo all’albero e una piccola mela rossa venne messa in equilibrio sulla sua testa. Guglielmo estrasse una freccia e armò la balestra. Il ragazzo era immobile, vide il padre puntargli l’arma alla fronte e scorse in un lampo la punta metallica della freccia scintillare al sole. Trattenne il fiato…

Si udì uno schiocco e la mela cadde ai suoi piedi, spaccata in due. Suo padre si era guadagnata la libertà! Mentre Gessler cercava di reprimere la rabbia, vide una seconda freccia scivolare fuori dalla giacca di Guglielmo. "Perchè ti eri preparato due frecce?" gli chiese."Se avessi ucciso mio figlio con la prima, avrei conficcato la seconda nel tuo cuore malvagio!" gli rispose quietamente Giglielmo.

Il Duca non aspettava altro. "Ti condanno a morte per tradimento, Guglielmo Tell! Guardie, portatelo al Castello di Kussnacht, gettatelo nel sotterraneo e datelo in pasto alle belve!" I soldati legarono Guglielmo, lo misero su un vascello e si diressero verso la lugubre fortezza. "Vai a casa ragazzo!" gridò Tell al figlio che era rimasto sulla riva. "Vai a casa e aspettami."

Quando il vascello ebbe raggiunto le acque più profonde del lago, si levò dapprima una lieve brezza, poi un vento forte. Subito dopo un uragano si abbattè sul lago, sollevando gigantesche ondate. L’imbarcazione beccheggiava e rollava paurosamente, i soldati stavano male, erano spaventati ed alla fine erano decisamente terrorizzati.

"Solo Guglielmo Tell è in grado di condurci in salvo!" esclamò il capitano e gli altri furono d’accordo. "Portiamo su il prigioniero e facciamola governare a lui la nave!" Appena slegato, Guglielmo afferrò il timone e volse la prua dritta sull’uragano. Riusciva appena a distinguere le rocce frastagliate della costa che fendevano i flutti come bestie feroci, dilaniandoli.
Virò bruscamente e un’ondata enorme sollevò il vascello, che ricadde sulle rocce appuntite.
Con uno schianto la chiglia si spezzò. Strappando ad un soldato una balestra armata, Guglielmo riuscì appena in tempo ad afferrarsi ad un albero che sporgeva sull’acqua e si mise in salvo sulla terraferma.

Sul vascello che affondava, i soldati vennero inghiottiti dalle acqua del lago, mentre più lontano, sulla riva, Gessler osservava con orrore compiersi il loro destino. Guglielmo Tell, con molta calma, mise un ginocchio a terra e, attraverso il lago in tempesta, scoccò una freccia, diritto nel cuore di Gessler. Poi, tra la fitta nebbia, si inerpicò su per l’aspra montagna, verso la casa dove lo attendeva il figlio.

Il primo audace passo verso l’indipendenza era stato compiuto. Dopo pochi anni, anche la Svizzera si liberò dal dominio straniero e il suo popolo ritrovò la pace e la felicità.

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