Il 1848 in Italia

In Italia il periodo precedente il 1848 fu segnato dal disaccordo tra gli ideali nazionali e l’ordine costituito negli anni precedenti all’indomani del Congresso di Vienna, oltre che dalle difficoltà economiche, che si erano abbattute in gran parte della penisola. Nel biennio 1846-1848 i sovrani degli staterelli italici furono costretti a concedere diverse riforme, spinti dalle continue pressioni dei liberali.
 
Italia nel 1848

 

 

In Piemonte, Carlo Alberto ammodernò i codici e i sistemi amministrativi e concesse la libertà di stampa, per la fortte pressione popolare. In Toscana venne abolita la censura, si istituì la Guardia Civica e si cercò di coinvolgere maggiormente i cittadini nella vita dello Stato. Tra gli amministratori di Milano, Torino e Firenze si iniziarono a creare le basi per creare una lega doganale a favore dei commerci.
In questo periodo i liberali consolidarono le loro posizioni, grazie alla guida di Gioberti, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, riuscendo ad ottenere riforme amministrative, unificazione di diverse dogane e ferrovie, maggiori relazioni tra i vari Stati italiani. Un elemento che accomunava i diversi gruppi liberali era senza dubbio la rivendicazione di una Carta Costituzionale.

Gennaio e Febbraio 1848

Gli Stati italiani erano in forte subbuglio, un fermento generale attraversava tutte le città. Ogni sommossa aveva come obiettivo principale quello di ottenere una Costituzione fondata sul sistema rappresentativo e popolare. La prima rivolta si ebbe in Sicilia il 12 gennaio 1848, un gruppo di giovani democratici combatté contro le truppe borboniche, queste ultime si arresero e abbandonarono Palermo. Questo passo convinse i rivoluzionari di tutta Italia a lottare fermamente per i loro diritti ed ideali politici.
A Napoli Ferdinando II chiese l’intervento delle forze austriache  per sedare la rivolta, ma ciò fu impossibile per il rifiuto del Pio IX di concedere alle truppe di transitare sul suo territorio. L’insurrezione ebbe quindi esito positivo. Ferdinando II di Borbone fu costretto a concedere la Costituzione nel Regno delle Due Sicilie (29 gennaio 1848) . In seguito a questa sommossa altri regnanti furono costretti a concedere la Costituzione, tra questi Carlo Alberto di Savoia, Leopoldo II di Toscana e il papa Pio IX. Queste Carte Costituzionali, concesse prima della rivoluzione francese di febbraio, erano di carattere moderato ed erano ispirate alla Costituzione francese del 1830. Tra queste Costituzioni è famosa quella concessa l’8 febbraio da Carlo Alberto, che prevedeva una Camera dei Deputati, eletti dai cittadini maggiormente facoltosi,  e un Senato di nomina regia e strettamente dipendente dal governo del sovrano stesso.
 

La prima guerra d’indipendenza

Il 17 marzo a Venezia fu organizzata una grande manifestazione popolare per liberare i detenuti politici, fra cui il capo dei democratici Daniele Manin. Uscito in libertà questi si pose subito a capo del movimento per cacciare gli Austriaci a cui si unì una folla di operai, ufficiali e marinai che fece dividere i reparti austriaci. Il 23 Manin  formò un governo provvisorio e instabile a cui diede il titolo di Repubblica Veneta.
Il 18 marzo l’insurrezione  nacque a Milano con un assalto al palazzo del governo che durò continuamente per  cinque giorni, ricordate come le cinque giornate milanesi. Borghesi e popolani, guidati da Carlo Cattaneo ed Enrico Cernuschi, combatterono insieme sulle barricate per difendersi dal contingente austriaco, sotto il comando del generale Radentzky. Il popolo milanese si scontrò direttamente con i membri del Consiglio, presieduto dal conte Gabrio Casati. Gli aristocratici stentarono a venire incontro alle richieste dei democratici e si costituirono autonomamente in un governo provvisorio, chiedendo l’intervento delle forze armate di Carlo Alberto. Il 22 marzo il generale Radentzky si ritirò, temendo l’intervento delle truppe piemontesi, nel cosiddetto quadrilatero delimitato dalle fortezze di Mantova, Peschiera, Verona e Legnago.
Il 23 marzo dopo la cacciata degli austriaci da Venezia e Milano, il Piemonte, appoggiato dal re di Napoli Ferdinando II, Leopoldo II re di Toscana e il papa Pio IX, dichiarò guerra all’Austria. La guerra si trasformò ben presto in una guerra nazionale a favore dell’indipendenza dal dominio estero.
Purtroppo però la dichiarazione di guerra era stata fatta soltanto in tarda serata , infatti era tardi per approfittare del disorientamento del generale Radentzky, il quale aveva già ricomposto le fila del proprio esercito. Carlo Alberto cercava l’annessione del Lombardo-Veneto al Piemonte e non si preoccupò particolarmente delle connotazioni nazionali che la guerra stava assumendo. L’esercito piemontese conseguì diverse vittorie: 30 aprile a Pastrengo e 30 maggio presa di Peschiera e vittoria a Goito. La strategia piemontese era finalizzata ad interessi puramente privati, mentre il resto delle truppe combatteva per ideali democratici e liberali. Il Piemonte voleva creare un Regno dell’Italia settentrionale sotto il casato dei Savoia.
Questo comportamento irritò parecchio il papa Pio IX, il granduca di Toscana e il re di Napoli, che ritirarono le loro truppe in maggio, tuttavia alcuni contingenti rimasero comunque sul campo di battaglia. Ferdinando II sciolse il Parlamento e abolì la Costituzione il 15 maggio. La guerra continuò ancora per un paio di mesi, tra il 23 e il 25 di luglio l’esercito sardo fu sconfitto a Custoza e abbandonò Milano al ritorno degli austriaci, che avvenne il 5 agosto. Il 9 agosto fu raggiunto l’accordo di ripristinare l’antico confine fra Lombardia e Regno di Sardegna.

Le 5 giornate di Milano

Risultati ottenuti

A Venezia rimase in piedi la Repubblica costituita da Manin, appoggiata da un largo consenso popolare.
In Toscana cadde il governo del moderato Gino Capponi, travolto da manifestazioni civili e nacque un nuovo sodalizio fra Francesco Domenico Guerrazzi e Giuseppe Montanelli, che cercarono di organizzare una Costituente, ma ciò non ottenne particolari consensi.
Nello Stato della Chiesa ci furono diversi scontri fra il pontefice e il movimento nazionale, il 15 novembre un reduce di guerra uccise il ministro degli interni Pellegrino Rossi, in seguito il papa Pio IX si trasferì a Gaeta sotto la protezione dei Borboni. Nei mesi successivi si riunirono a Roma importanti figure storiche come Giuseppe Garibaldi, Goffredo Mameli e Giuseppe Mazzini i quali diedero vita all’assemblea Costituente che approvò la fine del potere temporale dei papi e la nascita della Repubblica nella notte fra l’8 e il 9 febbraio 1849.
Nell’aprile 1848 la Sicilia si era dichiarata indipendente da Napoli e si era concessa una Costituzione democratica, che tuttavia portò a ribellioni e malcontenti che sfociarono in vere risse nell’estate ’48.
In Piemonte  si cercò di seguire una politica anglo-francese, ma quando ci si rese conto che l’Austria non avrebbe ceduto la Lombardia al Regno sardo, allora Carlo Alberto ribadì i principi dell’indipendenza e dell’unità italiana attraverso il programma del nuovo governo di Gioberti, il quale si diede da fare per creare strette alleanze e collaborazioni con gli altri Stati, ma questi parvero non rispondere al progetto dell’unificazione.

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