Iliade

L’ Iliade è un Poema epico in 24 canti attribuito a Omero, è databile probabilmente tra il IX e l’VIII secolo a.C. Considerato tra le più importanti testimonianze della letteratura greca arcaica, è uno dei massimi capolavori della cultura universale e ha esercitato enorme influenza sui poeti e gli scrittori occidentali, da Eschilo a Virgilio, da Dante a Shakespeare.

 

L’ Iliade inizia così (tratto dal libro I):

Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio si adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.
E qual de’ numi inimicolli? Il figlio
di Latona e di Giove. ………

L’Iliade (da "Ilio", nome greco della città di Troia) non racconta l’intera vicenda della guerra di Troia; narra soltanto un episodio cruciale, che ha luogo poco tempo prima della fine del conflitto. L’azione si svolge in circa cinquanta giorni, dal ritiro di Achille dal combattimento perché irato contro Agamennone al suo rientro in battaglia per vendicare la morte dell’amico Patroclo.

È il decimo e ultimo anno dell’assedio di Troia; nel campo dei greci infuria un’epidemia inviata da Apollo, adirato perché Agamennone, re dei greci e comandante supremo dell’esercito acheo, ha preso prigioniera la giovane Criseide e rifiuta di renderla al padre, sacerdote del dio. L’indovino Calcante svela la causa dell’epidemia e suggerisce di restituire la fanciulla per placare l’ira di Apollo. Agamennone pretende in cambio Briseide, schiava del più valoroso tra i guerrieri greci, Achille, che l’aveva ricevuta come premio di guerra dallo stesso Agamennone. Achille si sente disonorato, s’infuria e decide di ritirarsi dalla guerra. Sua madre Teti chiede e ottiene da Zeus di ostacolare i greci fino a quando Achille non torni a combattere (canto I). Zeus manda ad Agamennone un sogno ingannevole che lo convince sia giunto il momento di attaccare Troia (canto II). Inizia la battaglia e il troiano Paride si offre di sfidare in duello il greco Menelao per decidere le sorti della guerra: mentre i troiani e la bellissima Elena assistono alla scena dall’alto delle mura di Troia, Paride sta per soccombere, ma viene salvato da Afrodite (canto III). I combattimenti si interrompono e sembra che la guerra stia per concludersi, ma Era, che odia i troiani, ottiene da Zeus la promessa che Troia sarà sconfitta e distrutta. Per intervento di Atena la guerra riprende (canto IV): negli scontri si mettono in luce il greco Diomede, al quale Atena ha conferito una forza straordinaria, e i troiani Enea ed Ettore, sostenuti da Afrodite e Ares (canto V). Poiché i troiani stanno per avere la peggio, l’indovino Eleno consiglia al fratello Ettore, comandante dell’esercito troiano, di offrire sacrifici ad Atena affinché ridimensioni la potenza di Diomede. Ettore rientra in città, ordina i sacrifici e incontra la moglie Andromaca che, tra le lacrime, gli chiede di non esporsi in battaglia; Ettore, consapevole del proprio ruolo, la convince che sarebbe per lui un disonore non combattere in prima linea (canto VI). La battaglia riprende; Ettore sfida a duello Aiace Telamonio, ma la sfida rimane senza vincitori perché cala la notte (canto VII). Zeus vieta agli dei qualsiasi intervento nella guerra, che riprende dopo una breve tregua per seppellire i morti; i troiani incalzano i greci e li respingono verso le loro navi (canto VIII); gli achei decidono allora di inviare un’ambasceria ad Achille per chiedergli di tornare a combattere; l’eroe rifiuta, nonostante l’abile discorso di Ulisse (canto IX). Agamennone invia nella notte Ulisse e Diomede a esplorare il campo troiano: i due greci, dopo aver ricevuto la delazione del troiano Dolone, attraversano l’accampamento dei traci e ne fanno strage (canto X). Al mattino i combattimenti riprendono e molti guerrieri greci, tra i quali anche Agamennone, Diomede e Ulisse, vengono feriti (canto XI). I troiani, guidati da Ettore, riescono a sfondare il muro che i greci avevano costruito a difesa delle loro navi (canto XII), ma Poseidone rincuora gli achei, che reagiscono (canto XIII). Con l’aiuto del Sonno, Era ordisce un tranello per nascondere a Zeus l’aiuto che Poseidone sta offrendo ai greci, così Ettore viene ferito da Aiace e i troiani vengono messi in fuga (canto XIV). Zeus scopre l’inganno di Era e ordina a Poseidone di ritirarsi dalla guerra e ad Apollo di sanare la ferita di Ettore. I troiani riprendono vigore e appiccano il fuoco alle navi dei greci (canto XV). Per i greci la situazione si fa grave e Patroclo, il più caro amico di Achille, chiede all’eroe di prestargli le sue armi perché i greci credano che Achille sia tornato e si rianimino. Patroclo combatte con valore ma Ettore, aiutato da Apollo, lo uccide ai piedi delle mura di Troia (canto XVI). Alla notizia della morte di Patroclo, decide di riprendere a combattere e si riconcilia con AchilleAgamennone decide di riprendere a combattere e si riconcilia con , mentre la madre Teti fa forgiare per lui da Efesto delle nuove armi (canti XVII-XIX). Sceso in campo, Achille fa strage di troiani cercando Ettore (canti XX-XXI) e, trovatolo, lo uccide, non prima di aver appreso da lui che morirà per mano di Paride. Poi il greco lega il cadavere del nemico al suo cocchio e lo trascina nella polvere intorno alle mura di Troia, mentre Andromaca e le donne troiane piangono (canto XXII). Più tardi, nel campo dei greci, Achille partecipa ai giochi funebri in onore di Patroclo (canto XXIII). L’indomani gli dei inviano Teti da Achille per chiedergli di restituire il corpo di Ettore al padre Priamo, il quale, recatosi da solo nella tenda dell’eroe greco, commuove Achille con il suo dolore e ottiene la restituzione del cadavere del figlio. I troiani possono così celebrare adeguatamente i funerali del loro eroe (canto XXIV).

Uomini al confronto con gli dei

Gli dei partecipano attivamente agli avvenimenti narrati nel poema: intervengono in prima persona, aiutano l’uno o l’altro schieramento e condividono sentimenti e passioni umane. Ad esempio, Apollo – che insieme ad Artemide e Ares è schierato con i troiani – all’inizio del racconto si vendica dell’oltraggio di Agamennone inviando la peste tra i greci; la ninfa Teti sostiene Achille con materna sollecitudine nel corso dell’intero poema; Zeus, già addolorato per la morte in battaglia del figlio Sarpedonte, si commuove per la sorte di Ettore e gli concede una vittoria importante prima della morte; Era non si fa scrupoli di ricorrere all’inganno e alla seduzione per sostenere i greci, per i quali parteggiano anche Atena e Poseidone. Ma l’intervento degli dei interagisce costantemente con l’azione degli uomini e con il corso degli eventi voluto dal Fato.

Molti sono i temi che occupano nell’Iliade un posto importante: l’orgoglio, fonte insieme di rovina e di grandezza; la gloria, come destino di ogni guerriero; la bellezza e l’orrore della guerra. Sono valori che ricoprivano un ruolo centrale nella società omerica. A questi si affiancano temi più intimi, che costituiscono il nucleo poetico dell’opera: l’amore per i familiari, il dolore per la morte delle persone amate, la commozione di fronte al dolore di un nemico.

L’esistenza di Troia

Gli scavi archeologici iniziati da Heinrich Schliemann hanno permesso di individuare il sito della città di Troia sulla collina di Hissarlik, nella Turchia occidentale. Vi sono stati rinvenuti nove strati sovrapposti corrispondenti ad altrettanti insediamenti. La città omerica è stata identificata in Troia VII, distrutta da un incendio attorno al 1260 a.C. È probabile quindi che il racconto mitico di Omero abbia alcuni fondamenti storici e sia collocabile cronologicamente in età micenea, quando un gruppo di popolazioni di lingua greca (che Omero chiama achei) tentarono di espandersi in Asia Minore.

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