Invito alla fedeltà (Gabriele D’Annunzio)

Ed egli le diceva

Sorridendo (sul viso

in ombra era un sorriso

ambiguo), le diceva:

-A che, dopo tanti anni,

rompere la catena?

Giova l'antica pena

mutar con nuovi affanni?

Nulla forse per noi

sarebbe nuovo, o amica.


La tenerezza antica
ha pur gli incanti suoi.
Per l'amor che rimane
e a la vita resiste,
nulla è più dolce e triste
de le cose lontane.
Il nostro amor sia come
un pomeriggio lento.
Ne l'aria senza vento
fluiscon le tue chiome,
Che già folte di rose
ondeggiarono al sole.
La mia mano viole
su la tua tempia pose;
e, quando tra i miei fiori
la tua fronte si china,
il cuor tutti indovina
gli occulti tuoi dolori
Non ti parlo. Conosco
l'ombra del tedio e certe
stanchezze, e il peso inerte
de la carne, ed il fosco
nembo che tiene oppressa
l'anima per interi
giorni, senza pensieri,
senza sogni: ahi, la stessa
mia pena! E, se talvolta
parlo, so che lontano
è il tuo cuore e che in vano
io ripeto: "Ascolta".
Ma a che, dopo tanti anni,
rompere la catena?
Giova l'antica pena
mutar con nuovi affanni?
Amare, amare ancora
come amammo, ancor dire
quelle parole, udire
quelle parole, e l'ora
attendere con quelle
ansie, e alternar quei gesti
bassi con quei celesti
sospiri, e da le stelle
a le rose quei sogni
tessere, e avere al fine
quei disgustosi, e il confine
già conosciuto d'ogn
senso giungere…Vuoi
tu ritentar la sorte?
Nulla, fuor che la morte,
sarà nuovo per noi.
Siamo dunque fedeli
al nostro antico amore!
Tutti del tuo pudore
son lacerati i veli;
e nessuna carezza
t'è più ignota, nessuna.
Al sole ed alla luna
salì la nostra ebrezza.
Ma pur, talvolta, quale
profondo incanto è in questa
desolata foresta
di ricordi, ove sale
il nostro sogno lento:
più lento che leggiere
fumo da l'incensiere
in aria senza vento.
Siamo dunque fedeli
poi che tanto ridemmo,
poi che tanto piangemmo
sotto immutati cieli!
Per l'amor che rimane
e a la vita resiste,
nulla è più dolce e triste
de le cose lontane.
Ed io le amo lontane
ne' tuoi occhi velati
come in laghi velati
apparenze lontane.
E tu, lascerai tu
dunque ne l'abbandono
le cose che non sono
più, che non sono più!

(Gabriele D'Annunzio)

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