La Rondine e gli Uccellini (Jean de La Fontaine)

Molte cose una Rondine vedute

ne' suoi viaggi avea di là del mare.

Viaggiando c'è sempre da imparare

e tanto ben la nostra rondinella

apprese a strologare il cielo e i venti,

che ai naviganti indizio

era di tempo bello o di procella.

  
Venne il tempo che getta le sementi
della canape in terra il contadino.
Vedendo questo disse: – State attenti,
uccelli, non mi va questa faccenda;
per voi semina insidie quella mano.
Per me, se c'è pericolo,
saprò bene volarmene lontano.
   
Da quei solchi vedrete uscir gl'inganni,
trappole e reti e panie ed altri affanni
come dire la morte o la prigione.
Dunque, – aggiunse la Rondine prudente, –
codesti grani subito mangiate -.
Ma gli Uccelli risposero a fischiate.
   
Essi risero poi della balorda,
che mentre era sì ricca la stagione
e pieno il campo d'ogni altra pastura,
volesse, profetessa di sventura,
costringerli a mangiar roba indigesta
e cruda come questa.
Fossero stati mezzo milione,
non bastavano ancora a ripulire
una provincia di quell'erba dura.

– Uccelli, non mi va questa faccenda, –
la rondinella ritornava a dire, –
mal'erba cresce presto e non vi attenda
di non aver creduto il pentimento.
Quando la neve coprirà la terra,
sarà divertimento
di tanta gente in ozio agli uccellini
il far con lacci e trappole la guerra.

Voi non potete come è dato a noi,
e come fan le gru, fan gli stornelli,
passar del mar, dei monti oltre i confini.
Altro dunque per voi
non rimane che starvene al sicuro
dentro i crepacci d'un cadente muro -.

Seccati di sentirla predicare,
a far rumor cominciano gli Uccelli,
come i Troiani usavano di fare
se la bocca Cassandra appena apria.
Così per questi come accadde a quelli,
quando rimaser presi
pur troppo s'avverò la profezia.

Anche fra noi succede tal e quale,
che non sentiam che il sentimento nostro.
Se non è sopra, non si crede al male.

Jean de La Fontaine

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