Petali sulle ceneri (Rabindranath Tagore)

Credo d'averti visto in sogno

prima di conoscerti,

tali sono le precognizioni

d'Aprile

prima della pienezza

primaverile.

La visione avuta da te

non è venuta

quando tutto era impregnato

dal profumo del sal fiorito,

quando lo scintillare

del fiume al tramonto

aggiungeva una frangia

al biondeggiare della sabbia,

quando i frastuoni

dei giorni estivi

vagamente s'intrecciavano?

S, ironica e sfuggente

è stata la visione

che ho avuto del tuo viso,

in ore evase

da ogni realtà!

I miei occhi ricevono

la tranquillità del cielo,

ed ecco che sento passare

in me ciò che sente

un albero le cui foglie,

semiaperte come coppe,

straripano di luce.

Un pensiero torna

frequentemente

nel mio cuore,

come questa bruma

che sfiora i prati,

mescolandosi al mormorare dell'acqua,

agli stanchi sospiri

della brezza.

Immagino d'avere già

vissuto nell'infinito

delle cose di questo mondo

e che, a questo infinito,

ho dato i miei amori

e i miei dolori.

Il pensiero di te m'accompagna senza tregua, Amore,

potresti, tornando,

non pensare solo a me,

avendo possibilità di scelta.

La mia vita trascorre

aspettandoti,

quando tu ricordassi, potresti non venire solo da me!

Nel mio letto, da solo, resto intere notti in attesa.

La luce della mia lampada scompare solo all'alba,

quando i miei occhi sono stanchi d'aver molto

tempo vegliato.

Piena d'ogni bellezza, tu cammini cantando

e trascorrendo ore felici…

Se potessi mescolare a tutto questo i miei passi,

se la sorte mi facesse

ritrovare quel tempo gioioso!

Amica mia, questa sera

mi sembra che,

attraverso mondi innominabili

dove già siamo vissuti,

abbiamo lasciato

il ricordo della nostra unione,

Tu e Io.

Quando leggo antiche

leggende, ispirate

da passioni spente, oggi,

mi sembra che una volta

eravamo una persona sola,

Tu e Io

e che la memoria ritorni

a quel tempo…

Immagino che il mattino,

che trasfigurava

la terra in secoli annullati,

abbia introdotto

ancora qualche ragione

nel tuo cuore, come nel mio.

Perché il nostro cuore

rimane eternamente giovane

nella vecchiaia delle ere,

e l'universo intero

diventa così testimone

del nostro amore.

Amore, metti da

parte la tua lira,

lascia alle tue braccia la libertà

di stringermi.

Che il mio cuore

al tocco delle tue dita

raggiunga l'estremo

limite dei sentimenti!

Non inclinare il capo, non voltarlo,

ma dammi il tuo

bacio come un profumo

a lungo tenuto

in un calice.

Non attutire questo

momento con parole vane,

ma lascia che un'onda silenziosa

ci trascini verso gioie senza limiti.

Per un tuo sospiro

io do sfogo a viventi note

di gioia o di dolore.

Sono una sola cosa col tuo canto,

che sia mattutino o notturno,

che entri tra i raggi del sole

o tra le ombre della sera..

Se dovessi perdermi

nella fuga di questa musica,

non ne patirei,

tanto questa melodia m'è cara.

Vedendo i tuoi piedi nudi e fragili

penso che i fiori siano le orme

dei passi dell'estate.

I tuoi tracciano leggermente

sulla sabbia

la storia delle loro avventure,

una storia che, passando,

la brezza cancella.

Vieni, fai scivolare sul mio cuore

questi teneri piedi!

Lascia un'impronta duratura

sulla via

del paese dei miei sogni.

Lascia il tuo cuore

scoppiare finalmente,

cedi, gemma, cedi.

Lo spirito

della fioritura

s'è abbattuto su di te.

Puoi rimanere

ancora bocciolo?

Tu ti doni a me come il fiore che non si schiude

che all'avvicinarsi della sera,

la cui presenza è tradita

dal profumo che libera

nell'ombra.

Cos viene a passi silenziosi

la primavera,

quando le gemme

gonfiano le cortecce.

Tu t'imponi al mio spirito

come le alte onde

della marea crescente,

il mio cuore si nasconde

sotto canti burrascosi.

Presentivo il tuo arrivo come

la notte affretta l'alba.

Un cielo nuovo mi è stato

rivelato attraverso le nuvole

che diventano rosse.

Questa nostalgia dei giochi

amorosi, tesoro,

non è solo mia,

ma anche tua.

La tua bocca sorride,

il tuo zufolo canta,

ispirato dal mio amore.

Il tuo desiderio non ha pazienza,

ha tanto vigore quanto il mio.

Stavo per lasciarla.

Lei non parlava,

ma io capivo dal suo

languore che avrebbe

desiderato trattenermi.

Più volte avevo creduto d'indovinare

la supplica delle sue mani,

sebbene ne fosse incosciente.

Le sue braccia esitanti

avrebbero potuto diventare

una ghirlanda di giovinezza

attorno al mio collo…

Tanti gesti impauriti

ritornano alla mia memoria

e mi rivelano cose tenute

segrete finora.

Rabindranath Tagore (1861-1941)

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