Traiano

moneta di TraianoMarco Ulpio Nerva Traiano, più noto semplicemente come Traiano, (18 settembre 53 – 9 agosto 117) Imperatore romano (98 – 117), fu il secondo dei così detti "Cinque buoni imperatori" dell’Impero romano e tra i più grandi in assoluto. Sotto il suo regno l’Impero raggiunse la sua massima estensione territoriale.
 
Nella prima giovinezza militò, anche agli ordini del padre, governatore della Siria (75-76 circa), con il grado di tribuno militare, che egli ricoperse di proposito per l’eccezionale durata di un decennio. Successivamente legato della 7° legione Gemina in Spagna, per ordine di Domiziano passò in Germania, con il compito di partecipare alla repressione della rivolta di Lucio Antonio Saturnino (89). Nel 91, dopo aver percorso in epoca imprecisata il cursus honorum senatorio dalla questura alla pretura, conseguì il consolato.

Alla morte di Nerva (98), che lo aveva adottato (per cui in seguito assunse il nome di Nerva Cesare Traiano Augusto) e associato al potere, designandolo così suo successore, egli si trovava, investito del secondo consolato, in Germania al comando dell’armata del Reno.

Traiano, imperatore romanoTale scelta, avvenuta senza opposizione, fu quanto mai insolita e assennata: per la prima volta si affidava il governo dell’lmpero a un princeps nato fuori d’ltalia e secondo la procedura di una adozione che, al di fuori dei legami familiari cercava l’uomo migliore (optimus) a reggere lo Stato.

Traiano nella pienezza della maturità, rispettoso della dignità del senato, sostenuto dalla devozione dell’esercito e dal consenso popolare ed estraneo agli intrighi della capitale, dava piena garanzia che la politica di Nerva, con la quale, secondo l’espressione di Tacito, principatus et libertas si erano riconciliati, sarebbe continuata.

Ricevuta a Colonia la notizia dell’elezione, Traiano non si recò subito a Roma ma rimase alcuni mesi sul Reno, provvedendo al rafforzamento del confine con la fondazione di colonie (Colonia Ulpia Traiana [od. Xanten], Ulpia Noviomagus [od. Nimega]), con la sottomissione definitiva di tribù ribelli, con costruzioni di strade e fortificazioni.

La stessa cura prestò ai territori sull’alto corso del Danubio, dove passò l’inverno del 98-99. Venuto alfine in Italia, fece l’ingresso in Roma in forma modesta, secondo la sua natura e in evidente contrasto con lo sfarzo ostentato di Domiziano.

Nel governo dello Stato egli operò quindi con abilità e risolutezza; privato di fatto il senato di ogni iniziativa, anche se gli conservò e anzi gli accrebbe formalmente l’antica dignità, smorzate le velleità dei pretoriani con la creazione di una guardia del corpo di cavalieri tratti dalle truppe ausiliarie (equites singulares), assunse il diretto esercizio del potere, da signore incontrastato. con l’aiuto di validi collaboratori (Plinio il Giovane, Licinio Sura, Lusia Quieto, ecc.).

Si preoccupò di assicurare un’amministrazione onesta ed efficiente e, sulle orme di Augusto, pur riconoscendo una posizione privilegiata all’ltalia nell’ambito dell’lmpero, provvide assiduamente al benessere e al buon governo delle province. Nell’ambito della giustizia sveltì la procedura dei processi, riducendo al massimo la durata della detenzione preventiva, proibì le denunce anonime e le cause di lesa maestà e introdusse numerose norme ispirate a criteri di umanità e di equità (come testimoniano le istruzioni impartite a Plinio sul trattamento da riservare ai cristiani).

Alla ricostruzione dell’economia, ovunque in crisi, ma soprattutto in Italia, dedicò speciale cura con provvedimenti di ordine generale (fondazione di città e colonie, lavori pubblici [Via Traiana, acquedotto, terme, foro, ecc.], rinuncia dell’aurum. coronarium, ecc.) e particolare, riguardanti il territorio italico, come il rafforzamento delle istituzioni alimentari e l’obbligo per i senatori, anche se originari delle province, di avere un terzo del proprio capitale investito in proprietà nella penisola.

Non esitò inoltre ad alienare una parte dello stesso patrimonio imperiale per sopperire ai diminuiti introiti dello Stato, conseguenti a un acconcio alleggerimento fiscale. Nell’ambito amministrativo poi introdusse notevoli innovazioni, sia affidando alcune cariche ai cavalieri anziché ai liberti sia con la riorganizzazione, se non con la istituzione, dei curatores reipublicae o civitatis. All’ambizione di rinnovare la tradizione di conquiste e di rialzare il prestigio militare mortificato dai compromessi di Domiziano, si accompagnò l’impegno di procurare sicurezza all’lmpero.

Le guerre intraprese, molto costose e di incerto vantaggio per l’economia romana, tranne quelle daciche, mirarono di fatto a costituire insieme con l’accurato rafforzamento del Limes, una solida linea di difesa. Con due spedizioni (101-102 e 105106), dirette perlopiù da lui personalmente, Traiano assoggettò la Dacia; contemporaneamente, con la conquista dell’Arabia Petrea, a opera del legato Aulo Cornelio Palma, unificò i possedimenti di Roma nel Mediterraneo orientale.

Nel 114 intraprese la grande guerra contro i Parti: dopo alcune campagne fortunate, nel corso delle quali occupò l’Armenia e la Mesopotamia con la capitale partica Ctesifonte, poi ridotte a province insieme con una terza, l’Assiria (il territorio a est del Tigri), si spinse con la flotta nel Golfo Persico (114-116), si trovò poi a dover fronteggiare la ribellione pressoché generale dei popoli sottomessi, favorita e complicata dalla rivolta delle comunità ebraiche dilagante nelle province orientali.

Ammalatosi mentre attendeva ai preparativi per ristabilire l’ordine, decise di ritornare a Roma, ma morì per via a Selinunte in Cilicia 1’8 agosto del 117, dopo aver adottato e designato successore il cugino Elio Adriano.

impero romano durante l'impero di Traiano

Primo dei cosiddetti imperatori adottivi o senatori Traiano segnò con il suo principato uno dei periodi più floridi dell’lmpero e quello della sua massima estensione territoriale. Il titolo di Optimus princeps, che, adottato ufficiosamente verso il 100 e ufficialmente nel 114, adombrava sia l’affermazione dell’altissima dignità dell’imperatore (posto cosl accanto a Giove Ottimo Massimo) sia il proposito di un’eccellente opera di governo, aveva corrisposto ai fatti. Di tale fama già presso i contemporanei e nei secoli immediatamente seguenti sono prova, tra l’altro, il Panegirico di Plinio il Giovane e l’acclamazione che negli ultimi secoli dell’lmpero accompagnava l’imperatore neneletto: che egli fosse più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (felicior Augusto, melior Traiano).

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