Ultime parole a Miriam (David Herbert Lawrence)

Tua è la pena scontrosa
soltanto mia è la vergogna.
Il tuo amore era intenso, profondo
il mio era quello di un fiore
che cresce verso la luce e il sole.
Tu avesti il potere di esplorarmi
di farmi fiorire stelo dopo stelo
svegliasti tu il mio spirito, mi generasti
alla coscienza, mi desti la severa
consapevolezza: poi io incontrai un ostacolo.


Corpo contro corpo io non riuscii

ad amarti, benché lo volessi.

Ci baciammo, ci baciammo anche se

non avremmo dovuto: tu ti arrendesti,

così arrivammo all'ultimo

passo, ma non andò bene.

Eri passiva soltanto: e ne fu

spezzato il mio vigore d'artefice.

Nessuna carne rispose ai miei colpi;

così non riuscii a darti quell'ultimo

e tagliente tormento che meritavi.

Tu sei ben fatta, sei bella,

ma impermeabile alla carne, una nullità

nella carne: se ti avessi trafitto con il pieno

spinoso spasimo, forse saresti stata

gettata in una rete dolce e di luce

come quelle delle vetrate dipinte: il migliore

fuoco sarebbe passato per la tua carne

l'avrebbe lasciata senza scorie, benedetta

in pura nuova consapevolezza. Ma ora,

chi ti prenderà un'altra volta?

Chi ti brucerà ora, e ti farà

libera dalla inattiva scoria del tuo corpo?

Poiché il fuoco ha fallito in me, quale

uomo si piegherà sulla tua carne ad arare

il tuo stridulo patire?

Una muta, una quasi bella cosa

è il tuo volto, che riempie me di vergogna

quando vedo che si contrae nel pianto:

dovevo essere crudele tanto

da portarti attraverso la fiamma.

David Herbert Lawrence (1885-1930)

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