Sui fianchi ondano avvinti
Gli amatori in bisbiglio
Nel languor sciolto dell'estiva sera;
Dietro mi volgo: lento indi procedo,
E voluttà m'addolora.
Ma donne a veder sole più mi accora,
Che nulla ad esse, tranne amor, par vita;
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Sole e miele (Osip Mandel’stam)
Prendi dalle mie palme per tua gioia
un po' di sole ed anche un po' di miele,
come voglio l'api di Persèfone.
Nave non ormeggiata non si salpa,
ne s'ode l'ombra avvolta di pelliccia,
ne qui al mondo si vince la paura.
I baci ci rimangono soltanto,
baci così pelosi come l'api,
che muoiono lasciando l'alveare.
E ronzan nelle notti di dicembre:
la loro patria è il bosco del Taigèto,
e cibo, il tempo, l'edera e la menta.
Prendi il mio fiero dono per tua gioia,
l'arido e brutto vezzo d'api morte
che il miele sanno trasmutare in sole.
Osip Mandel'stam (1891-1938
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Il vizio acerbo ( Marino Moretti)
Una notte nel mio piccolo letto
– quello per cui lasciai, bimbo, la culla –
avvolto nel lenzuolo un poco stretto
io dormivo scomposto come agogno
dormire adesso, sospeso nel nulla
quasi opalino d'un trepido sogno.
O mamma, che sognava il tuo figliolo?
Dolci paesi e dolci cose o forse
io non sognavo: respiravo solo.
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La tessitrice (Giovanni Pascoli)
Mi son seduto su la panchetta
come una volta… quanti anni fa?
Ella, come una volta, s'è stretta
su la panchetta.
E non il suono d'una parola;
solo un sorriso tutto pietà.
La bianca mano lascia la spola.
Piango, e le dico: Come ho potuto,
dolce mio bene, partir da te?
Piange, e mi dice d'un cenno muto:
Come hai potuto?
Quanta dolcezza al cor per gli occhi porta (Michelangelo Buonarroti)
Quanta dolcezza al cor per gli occhi porta
quel che 'n un punto el tempo e morte fura!
Che è questo però che mi conforta
e negli affanni cresce e sempre dura.
Amor, come virtù viva e accorta,
desta gli spirti ed è più degna cura.
Risponde a me: – Come persona morta
mena suo vita chi è da me sicura. –
Amore è un concetto di bellezza
immaginata o vista dentro al core,
amica di virtute e gentilezza.
Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
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Quanto sare’ men doglia il morir presto (Michelangelo Buonarroti)
Quanto sare' men doglia il morir presto
che provar mille morte ad ora ad ora,
da ch'in cambio d'amarla, vuol ch'io mora!
Ahi, che doglia 'nfinita
sente 'l mio cor, quando li torna a mente
che quella ch'io tant'amo amor non sente!
Come resterò 'n vita?
Anzi mi dice, per più doglia darmi,
che se stessa non ama: e vero parmi.
Come posso sperar di me le dolga,
se se stessa non ama? Ahi trista sorte!
Che fia pur ver, ch'io ne trarrò la morte?
Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
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Questa mie donna è sì pronta e ardita (Michelangelo Buonarroti)
Questa mie donna è sì pronta e ardita
c'allor che la m'ancide ogni mie bene
cogli occhi mi promette, e parte tiene
il crudel ferro dentro a la ferita.
E così morte e vita,
contrarie, insieme in un picciol momento
dentro a l'anima sento;
ma la grazia il tormento
da me discaccia per più lunga pruova:
c'assai più nuoce il mal che 'l ben non giova.
Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
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Se l’alma è ver, dal suo corpo disciolta (Michelangelo Buonarroti)
Se l'alma è ver, dal suo corpo disciolta,
che 'n alcun altro torni
a' corti e brevi giorni,
per vivere e morire un'altra volta,
la donna mie, di molta
bellezza agli occhi miei,
fie allor com'or nel suo tornar sì cruda?
Se mie ragion s'ascolta,
attender la dovrei
di grazia piena e di durezza nuda.
Credo, s'avvien che chiuda
gli occhi suo begli, arà, come rinnuova,
pietà del mie morir, se morte pruova.
Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
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S’egli è che ‘l buon desio (Michelangelo Buonarroti)
S'egli è che 'l buon desio
porti dal mondo a Dio
alcuna cosa bella,
sol la mie donna è quella,
a chi ha gli occhi fatti com'ho io.
Ogni altra cosa oblio
e sol di tant'ho cura.
Non è gran maraviglia,
s'io l'amo e bramo e chiamo a tutte l'ore;
né propio valor mio,
se l'alma per natura
s'appoggia a chi somiglia
ne gli occhi gli occhi, ond'ella scende fore.
Se sente il primo amore
come suo fin, per quel qua questa onora:
c'amar diè 'l servo chi 'l signore adora.
Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
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Se tu sapessi (Pedro Salinas)
Se tu sapessi che quel
grande singhiozzo che stringi
tra le braccia, che quella
lacrima che tu asciughi
baciandola,
vengon da te, sono te,
pena di te fatta lacrime
mie, singhiozzi miei.
Allora
non chiederesti più
– al passato, ai cieli,
alla fronte, alle lettere –
che cosa ho, perchè soffro.
E in intimo silenzio,
con quel denso silenzio
della luce e del capire,
mi baceresti ancora,
e desolatamente.
Con la desolazione
di chi al fianco non ha
altro essere, una pena
estranea; di chi è solo
ormai col suo dolore.
Volendo consolare
in altro chimerico
il gran dolore ch'è tuo.
Pedro Salinas (1892-1951)
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