Archivi categoria: Poesia

Semplici (James Joyce)

Di dolce fresca rugiada e di mite chiarore
un velo silenzioso tesse la luna
nell'immobile giardino ove una bimba
coglie dei semplici le foglie.
Rugiada di luna i suoi fluenti capelli stella
e chiaro di luna la sua giovane fronte bacia
e, cogliendo, un'arietta ella canta:
bella come l'onda, bella, sei tu!
A me, prego, un orecchio di cera
che mi protegga dall'infantile cantilena,
a me un cuore blindato per lei
che coglie i semplici della luna.

James Joyce (1882-1941)
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Cosa darei per vedere il suo volto? (Emily Dickinson)

Cosa darei per vedere il suo volto?
Darei – darei la mia vita – ovviamente –
ma questo non basta!
Aspetta un minuto – lasciami pensare!
Darei il mio bobolink più grande!
Così sono due – lui – e la vita!
Sapete chi è Giugno –
ecco, darei lui –
rose colte ieri a Zanzibar –
e calici di gigli – come pozzi –
miglia e miglia – di api –
canali blu
che flotte di farfalle – traversarono –
e valli screziate di margherite –
Poi ho obbligazioni in banche di primule –
doti di giunchiglie – azioni profumate –
domini – ampi come la rugiada –
sacchi di dobloni – che api avventurose
mi portarono – da mari di firmamenti –
e porpora – peruviana –
Ora – l'ho comperato –
Shylock? Rispondi!
Firma il contratto!
"Giuro di pagare
a lei – che ciò promette –
un'ora – del viso del suo sovrano"!  

Emily Dickinson (1830-1886)
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Credimi (Ovidio)

Credimi: non si debbono affrettare
le voluttà di Venere; tardarle
giova con lenti prolungati indugi.
Quando i luoghi hai trovati ov'ella gode
d'esser toccata, allor non ti trattenga
dalle carezze tue nessun pudore;
sfavillanti di trèmulo fulgore
le vedrai gli occhi, come quando il sole
splende in un'acqua mobile riflesso.
E poi lagni mùrmure, e un soave
gemere, e gridi al dolce giuoco amici.

Ovidio Nasone (43 a.C.-16 d.C.)
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Lascia che te lo dica (Shakespeare)

Lascia che te lo dica: dobbiamo separarci,
anche se in amore una sola casa siamo;
così che le macchie che su di me rimangono,
senza tuo coinvolgimento porterò da solo.
Noi nostri affetti c'è un unico sentire,
sebbene nelle nostre vite una contesa ci divida,
la quale, pure non inficiando il nostro amore,
all'amor nostro ruba dilettosi istanti.
Non sempre in pubblico mi mostrerò tuo amico,
per non investirti della mia deprecata colpa;
né tu mi onorerai di pubblici riguardi,
per non esporre la tua reputazione.
Ma non lo fare: tanto io t'amo che,
essendo tu me stesso, mio è il tuo buon nome.

W. Shakespeare (1564-1623)
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