Archivi categoria: Letteratura

Hans Christian Andersen

{mosimage}Hans Christian Andersen venna al cospetto degli uomini il 2 aprile 1805 a Odense, nell'isola
danese di Fionia, figlio di un ciabattino e di una lavandaia. Il padre
morì quando lo scrittore era ancora piccolo, lasciando la famiglia in
assoluta miseria, la madre in seguito finì in un ospizio per
alcolizzati. La piccola e provinciale Odense fu comunque capace di fornire al
giovane Andersen tutta una serie di stimoli che gli furono utili per la
sua successiva produzione letteraria. Le abitudini e le superstizioni
del popolo danese ormai sopite negli animi delle genti di Copenaghen.

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Messer Brunetto (Dante Alighieri)

Messer Brunetto, questa pulzelletta
con esso voi si ven la pasqua a fare:
non intendete pasqua di mangiare,
ch'ella non mangia, anzi vuol essere letta.
La sua sentenzia non richiede fretta,
né luogo di romor né da giullare;
anzi si vuol più volte lusingare
prima che 'n intelletto altrui si metta.
Se voi non la intendete in questa guisa,
in vostra gente ha molti frati Alberti
da intender ciò ch'è posto loro in mano.
Con lor vi restringete sanza risa;
e se li altri de' dubbill non son certi,
ricorrete a la fine a messer Giano.

Dante Alighieri

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Orme (Paolo Marenghi)

Nei miei ormai trentadue anni di vita avevo fatto di tutto, è per questo motivo che non mi scomposi più di tanto quando mi venne proposto dal basso e tarchiato prefetto di Föller un affare da non perdere.

Ero di passaggio in quel misero villaggio solo per caso, più a sud nelle terre soggette al volere dei duchi milanesi avevo avuto da ridire con persone per mia somma sfortuna molto influenti.

Giunto nelle montagne oltre il Ticino iniziai a capire che potevo mettere a riposo il mio frustino e gettare le tende, ero fuggito per tre giorni e due notti inseguito dagli sgherri del mio nemico e così non feci molto caso allo squallore del piccolo e misero villaggio, così vicino, ma allo stesso tempo così lontano dalla ricca Italia.

 

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Odi, I, 22 (Orazio)

Fusco, chi ha vita integra e pura

non ha bisogno d'archi né di mauri

giavellotti né di faretra colma

di frecce avvelenate, sia che si accinga a viaggiare

per le roventi Sirti o il Caucaso

inospitale o verso

i luoghi che l'Idaspe favoloso

lambisce.

Mentre cantavo la mia Lalage in un bosco

sabino, nel vagare senza affanni

oltre il confine del mio fondo, un lupo

ho messo in fuga, inerme,

un mostro che né nutre la guerresca

Daunia nei suoi vasti querceti, né genera la riarsa

terra di Giuha madre di leoni.

Ponimi in pigri campi

dove nessuna pianta gode di estiva brezza

nella parte del mondo su cui incombono

nebbia e maligno cielo,

ponimi in quella terra inabitabile

sotto il carro del sole troppo

vicino: io Lalage amerò che dolce

ride e dolce parla!


Orazio

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La piccola vedetta lombarda (Edmondo De Amicis)

Nel 1859, durante la guerra per la liberazione della Lombardia, pochi giorni dopo la battaglia di Solferino e San Martino, vinta dai Francesi e dagli Italiani contro gli Austriaci, in una bella mattinata del mese di giugno, un piccolo drappello di cavalleggieri di Saluzzo andava di lento passo, per un sentiero solitario, verso il nemico, esplorando attentamente la campagna.

 

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Critone (Platone)

PlatoneIl tema della condanna di Socrate viene da Platone affrontato ( oltre che nell’ "Apologia" e nel "Fedone" anche nel "Critone", dialogo che prende il nome da Critone, un agiato ateniese coetaneo di Socrate e, come ci dice Senofonte, suo discepolo devotissimo. La scena si svolge nel carcere in cui Socrate deve soggiornare in attesa della morte. Critone arriva in carcere al sorgere del sole per avvisare Socrate dell’arrivo della nave da Delo.

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Lettera sulla Felicità (Epicuro) a Meneceo

Meneceo,

122    Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro.

    Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire.

  Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per possederla.

123    Pratica e medita le cose che ti ho sempre raccomandato: sono fondamentali per una vita felice.

 Prima di tutto considera l’essenza del divino materia eterna e felice, come rettamente suggerisce la nozione di divinità che ci è innata. Non attribuire alla divinità niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice, vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità.
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Il Processo (Franz Kafka)

Il Processo di Kafka  non è di facile comprensione, lascia un senso di disorientamento, di turbamento e angoscia. Il lettore viene condotto con sapienza attraverso le vicende del protagonista, ma vera grandezza di quest’opera sta nel senso di alienazione, di depersonalizzazione cui porta la burocrazia descritta, sorta di sabbie mobili inarrestabili che portano l’uomo all’annichilimento della sua persona.

 

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