Archivi categoria: Poesia

Vede l’inganno d’amore e pur lo segue (Torquato Accetto)

Bello è 'l del: ecco i lumi ed ecco il sole
dove tien la bellezza il primo vanto.
Il veggio, ahi folle, e pur sospiro e canto
per altr' oggetto ch'ascoltar non vuole.
Se le lagrime mie, se le parole
tutte i' volgessi a quel ricetto santo,
ben udirebbe le mie voci e 'l pianto
per dar salute al cor quando si duole.
Da tanto bene al bei, ch'offende e piace,
Amor mi tira, ed io conosco il danno
e pur consento al lusinghier fallace.
Aspettar per mercede un dolce affanno,
servir ardendo e non aver mai pace,
quest'è la vita mia, questo è l'inganno.

Torquato Accetto (1590-1640)
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Augelletto (Torquato Accetto)

Vago augelletto, che sì dolce spieghi
la voce al mormorio de' fidi rami,
tu primavera a tuo piacer richiami
ed ella già presente ascolta i prieghi.
Cosa non è ch'Amor t'asconda o nieghi,
qui l'aura suona ognor, come tu brami;
ballano i fiori, e par che segua ed ami
l'acqua ch'intorno a l'erbe il corso pieghi.
Soave albergo, libertà gradita
sempr'è la tua; tu non conosci il male
e godi il ben di si tranquilla vita.
Hai lieto nido, e null'altro ti cale:
così tua sorte ogni mio danno addita;
e l'alma per fuggir non batte l'ale?

Torquato Accetto (1590-1640)
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Amoroso invito (Torquato Accetto)

Ogni lume del ciel par che mi dica:
– ecco la via ch'a la tua donna adduce,
vanne là dove alta virtù riluce,
forse avverrà che la ritrovi amica -.
Amor, seguendo in me l'usanza antica,
porge la mano e vuol esser mio duce,
e mi promette ancor l'amata luce
che già de' passi miei vidi nimica.
Viva dolcezza nel pensier dipinta
il soave sentier sempre m'addita,
onde la speme è dal piacer sospinta.
Stimoli dolci, e chi terrà impedita
la via, se l'alma ognior legata e vinta
va pur co' lacci suoi lieve e spedita?

Torquato Accetto (1590-1640)
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Amor e fede non riconosciuta (Torquato Accetto)

Dunque fìa ver ch'in vece di mercede
il mio fido servir porti dolore?
S'i' vo cercando qual fors'è l'errore,
Amor ben mi risponde, e la mia fede.
Ei dice: – i' non fui colpa, il ciel 'l vede;
ecco le fiamme oneste e 'l puro ardore -.
Ella soggiunge: – ed io questo candore
mostrai senza difetto a chi no 'l crede -.
Risuona in queste voci alto lamento,
e so che non mi vai, poiché non move
l'aspra tiranna, al cui rigor consento.
Cosi de le mie pene antiche e nove
(l'error seguendo) in me pietà non sento
di me, ch'invano la ricerco altrove.

Torquato Accetto (1590-1640)
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Alle ceneri della sua donna (Torquato Accetto)

Io de le amate luci al vivo Sole
credea portar queste amorose rime,
mostrando il fìor de le speranze prime,
ma l'empia morte, per mio mal, non vuole.
Ceneri, dove Amor ritornar suole,
se qualche senso di pietà v'imprime,
a voi le porto, e voi contra le lime
del tempo al mio desir bastate sole.
Come il mio foco ancor serbate in vita,
onde ha la fiamma mia lo stesso ardore,
così la fama in voi fia custodita.
Ma (quel ch'è meglio) pur piango l'errore,
che se tanta bellezza a terra è gita
stolto è s'al ciel non si rivolge il core.

Torquato Accetto (1590-1640)
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Al ritratto della sua donna (Torquato Accetto)

Imagine gentil de l'idol mio,
che sei pur ombra e ben somigli al sole,
le lagrime, i sospiri e le parole
a te dal cor per consolar mi invio.
Dal giorno ch'a madonna i' dissi a Dio
altro a la vista mia piacer non suole,
e dura lontananza assai men duole
quando nel tuo splender giunge il desio.
Mentre m'assale Amor che preme e sugge
le vene, e l'alma cede al gran tormento,
puoi la pace fermar che da me fugge.
E del silenzio tuo pur mi contento:
esser dèi tu conforme a chi mi strugge;
né colei mai rispose al mio lamento.

Torquato Accetto (1590-1640)
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Tutto il mondo è vedovo (Charles d’Orleans)

Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora
tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo
è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il
mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo
è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo
una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi
dalla tua nascita e l'importanza del nuovo giorno
non è che notte per la tua distanza. Cieca sono
ché tu cammini ancora! cieca sono che tu cammini
e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini
ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.

Charles d'Orleans (1394 – 1465)
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Nel sonno (Eugenio Montale)

Il canto delle strigi, quando un'iride
con intermessi palpiti si stinge,
i gemiti e i sospiri
di gioventù, l'errore che recinge
le tempie e il vago orror dei cedri smossi
dall'urto della notte – tutto questo
può ritornarmi, traboccar dai fossi,
rompere dai condotti, farmi desto
alla tua voce. Punge il suono d'una
giga crudele, l'avversario chiude
la celata sul viso. Entra la luna
d'amaranto nei chiusi occhi, è una nube
che gonfia: e quando il sonno la trasporta
più in fondo, è ancora sangue oltre la morte.

Eugenio Montale (1896-1981)
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